top of page
La foglia verde
Qui, dove tutto ci dimostra
che è solamente febbraio
(quale altra definizione potremmo azzardare?),
sediamo, dando le spalle al senso di marcia,
sedotti dall'illusione che si tratti di un gioco
che potremo interrompere al richiamo
per la cena, una sorta di autoconsolazione,
un lieto fine scontato in dissolvenza.
Ci arrendiamo al sollievo
della rassegnazione della sera,
mettendo a tacere l’impressione sgradita
di non aver compreso appieno i segni
che avrebbero potuto rivelarci i motivi.
Il traffico è un alone trascurabile
sulla condensa umida dei vetri,
le donne che attraversano la strada
sono donne bellissime
nei loro cappotti di luce,
nei loro volti di erba nuova,
nelle promesse dei loro silenzi.
Persino il conducente del tram,
a quest’ora di sera, nel tepore che stordisce
accarezza i propri desideri muti
nel silenzio di uno sguardo dritto sulla strada
e abbozza un sorriso di foglia verde
malgrado il buio
di questo febbraio.
L’estate del mondo
Tutte le parole dette e ascoltate
scivolano nella quieta discesa
che porta al mare, alla spiaggia dove
passeggiare leggeri come fanno
di sera i turisti sul lungomare,
dove sopra un telo giallo riposa
il bambino delle estati passate.
Con lui condivido le memorie
del presente, l’orizzonte identico,
immutato.
Lui non chiede quanti giorni manchino
al termine delle vacanze, a differenza nostra
che li contiamo a ritroso, sorso a sorso
fino al fondo del bicchiere, alzando il braccio
in segno di saluto all’indirizzo
dell’unica nuvola bianca presente.
La risacca ci bagna i piedi, la sfuggiamo ridendo
lui e io. Condividiamo il medesimo nome,
la stessa avversione per i fuochi di Ferragosto.
A pelo d'acqua galleggia un uomo
con le braccia incrociate sul petto
storniamo entrambi lo sguardo verso
la collina in controluce, verso
un’illusione di durata, di presenza immutata.
Fin quando nulla avremo più alle spalle.
Non resta che definire che nome dare
a questa nostalgia
del presente.
L'ombra dei Tigli
Questo è il mese in cui fioriscono i Tigli,
in file ordinate a perimetrare i parcheggi
dei centri commerciali decentrati
dove i negozi di abbigliamento infeltriscono
dietro le saracinesche sprangate.
Se oggi Guido fosse ancora vivo gli direi
“ora so riconoscere il profumo dei Tigli.
Non ti farei perdere la scommessa
come al matrimonio di tua figlia
con il batterista rock con la cravatta,
quando ancora non riconoscevo gli alberi
e ti delusi per l'ignoranza
che non avevi sospettato”.
Sul bordo delle cose
Si finisce così a guardare il mare
nei vuoti pomeriggi di inverno,
a cercare la linea dove diventa cielo
si capovolge e ci confonde.
Si finisce così a scrivere parole
sui bordi bianchi dei giornali,
a vederle bruciare
e confondersi con la nebbia.
Di padre in figlio
Lungo l’argine dei fiumi
quello che da sempre
i padri insegnano ai figli
è fare saltare i sassi piatti
sopra il pelo dell’acqua.
Questo è il compito dei padri:
tramandare il gesto preciso,
insegnare la traiettoria disegnata
dal corretto prolungamento del braccio.
Quello che ne nasce è meraviglia,
l’impossibile che si compie,
la magia che si rivela
grazie al sortilegio della mano.
Papà governa gli incantesimi,
papa è il nostro vero eroe.
Perlomeno fino a quando
la piccola mano non scoprirà
che si tratta di un trucco da poco,
di un semplice gioco di prestigio
che anch’egli da solo
potrà compiere.
Di padre in figlio, ancora
In un sogno sgradito,
che avremmo tentato di dimenticare
una volta spalancate le persiane,
un figlio (restiamo sul generico)
colpiva in pieno volto il padre con un pugno,
rompendogli gli occhiali comprati da poco,
un patto considerato implicito
e i progetti per le vacanze future.
Ma al di là dello strepito incluso
e dei rimorsi che verranno velocemente elusi,
a quella drammatica scena mancò
una reazione conseguente
e una colonna sonora adeguata
(se si esclude il sottofondo singhiozzante
del pianto, responsabile, della madre)
(Si compiono gesti che appaiono enormi
eppure non sortiscono conseguenza alcuna.
Non solo non producono reazioni proporzionali
all’enormità del gesto compiuto
ma rischiano addirittura di passare in cavalleria).
Il figlio uscirà comunque
incontro alla sera che lo aspettava
uguale a mille altre che l'hanno preceduta
conservando nelle tasche dei calzoni
lo sconforto di qualcosa di perduto
a cui non si potrà più chiedere “per favore”.
Il padre, inabissato nel divano,
comprenderà di avere sprecato un dono
per il quale non era giusto pretendere riconoscenza.
Capirà che tutti avevano ragione tranne lui.
Seguiterà a seguire in televisione
(gli occhiali tenuti insieme dal nastro adesivo)
la seconda parte di un documentario
su di un pittore morto suicida.
Terrà a bada l'anima sotto una coperta con le frange
rimpiangendo i tempi in cui aveva una bella voce
e amava cantare
illudendosi di essere un contemporaneo.
bottom of page